Veronica Fernandes, Rai News, 10 dicembre

Con il documentario Va’ Pensiero – presentato l’11 dicembre a Bologna – il regista Dagmawi Yimer racconta la vita di tre persone vittime di un’aggressione razzista. Due volte vittime – è l’analisi di Yimer – prima fisicamente, della rabbia di chi voleva eliminarli fisicamente, poi della stampa, che al centro della narrazione ha messo chi voleva ucciderli e non loro, rendendoli ancora più invisibili.
La strage di Firenze
Il 13 dicembre 2011 Gianluca Casseri, estremista di destra, spara e uccide quelli che vengono definiti “due immigrati senegalesi”. Con il suo documentario Yimer li salva dall’anonimato e racconta alcuni dettagli della loro vita. Sam Modu, 40 anni, lavorava in Italia per mantenere la figlia 13enne in Senegal senza averla mai vista, nemmeno una volta: senza documenti non poteva tornare in patria. Diop Mor, che invece un permesso di soggiorno ce l’aveva, è morto lasciando un bambino di 6 anni. Mor Sougou e Cheik Mbeng, senegalesi, sono due delle tre persone rimaste ferite. Oggi stanno ancora seguendo i programmi di riabilitazione e non sono riusciti a riprendere a lavorare. Prima di Va’ Pensiero – in cui raccontano anche i loro sogni di bambini – non avevano mai voluto parlare con la stampa. Il loro amico Moustapha Dieng a causa di Gianluca Casseri ha perso l’uso delle gambe e vive in un centro per disabili gravi.
Aggredito alla fermata del tram: nessuno lo soccorre
“Io vorrei seppellire questa storia. E rinascere”. Sono le parole con cui Mohammed Ba sceglie di affidare il racconto della sua aggressione e degli anni successivi al regista a Dagmawi Yime. Il 31 maggio del 2009, a Milano, ad una fermata del tram, un uomo con la testa rasata lo guarda e gli dice “Qui c’è qualcosa che non va”. “No – risponde lui, come racconta in questa puntata del programma Racconti di Vita andato in onda su Rai Tre – non c’è niente che non va, è una splendida giornata di sole”. L’uomo a quel punto estrae un coltello, affonda per due volte la lama nel suo stomaco e quando Mohammed Ba è a terra gli sputa in faccia. Chi ha visto fa finta di non aver visto, l’aggressore se ne va tranquillamente. Passerà un’ora prima che arrivino i soccorsi. E passerà senza che venga mai aperta un’inchiesta anche la notizia della sua aggressione. Mediatore culturale, attore e griot (il cantore che in molti Paesi dell’Africa occidentale conserva la memoria degli antenati), Mohammed Ba, nato in Senegal, continua a vivere in Italia ed è suo lo spettacolo teatrale Invisibili. Nel 2013 ha pubblicato il suo primo romanzo, Il tempo dalla mia parte.
Il regista
Dagmawi Yimer oggi vive a Verona insieme a Chiara e alla loro figlia Ester. La sua storia però inizia in Etiopia: nato ad Addis Abeba, dopo gli scontri post elettorali del 2005 attraversa in deserto libico e il Mediterraneo prima di sbarcare in Italia, a Lampedusa, il 30 luglio del 2006. Da quel giorno racconta con la telecamera la storia dei migranti – un racconto che dà voce a chi quelle storie le ha sotto la pelle. Insieme ad altri cinque migranti nel 2007 realizza il film Il deserto e il mare, nel 2008 è co-regista del documentario Come un uomo sulla terra, nel 2009 firma i documentari C.A.R.A. ITALIA e Soltanto il mare.

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