Duecento ragazzi degli istituti superiori di Todi hanno vissuto, mercoledì 22 gennaio, una bella esperienza. Agli studenti è stato proposto – su iniziativa dell’Istituto Agrario al quale si sono poi associati Liceo, Etab La Consolazione, Rotary Club, Comune di Todi, le associazioni ex allievi del “Ciuffelli” e dello “Jacopone” - il film documentario “Va’ Pensiero, storie migranti” di Dagmawi Yimer.
Dopo una breve presentazione, si è dato il via alla proiezione nel classico brusio eccitato di chi ritiene già un ottimo motivo per essere allegro l’aver saltato tre ore di lezione. I primi fotogrammi del film vengono accompagnati da scoppi di applausi goliardici e risatine compiacenti, ma quando la voce profonda di Mohamed Ba, protagonista di una delle storie raccontate nel film, invita ad attrezzarsi “per un lungo viaggio nel mondo spesso nascosto dei migranti” il silenzio comincia ad avvolgere la sala. Non volerà più una mosca fino all’applauso spontaneo che si leverà ai titoli di coda.
Il film dà voce a Mor e Cheikh, senegalesi residenti a Firenze, colpiti il 13 dicembre 2011 dagli spari di un uomo mai visto prima, che si è lanciato contro di loro mentre lavoravano al mercato di San Lorenzo, dopo aver ucciso altri due ambulanti ed averne ferito gravemente un terzo. Al loro racconto del dopo-aggressione si intreccia quello di Mohamed Ba, attore e mediatore culturale, senegalese residente in Italia da 14 anni, accoltellato da un uomo con la testa rasata il 31 maggio 2009 mentre aspettava il tram nel centro di Milano.
Non avevano mai visto prima i loro aggressori, non avevano mai avuto niente a che fare con loro, non avevano dunque potuto far loro nulla: eppure in essi si era generato un odio tale da tentare di ucciderli. La causa? Il colore della loro pelle.
Immagini poetiche accompagnano i racconti duri dei protagonisti ed i ragazzi ne sono rapiti. Al termine della proiezione è previsto l’incontro con il regista Dagmawi Yimer, il protagonista Mohamed Ba, Sandro Triulzi e Giulio Cederna dell’Archivio delle Memorie Migranti, associazione di promozione sociale che ha prodotto il film.
Dagmawi, nato e cresciuto ad Addis Abeba, fuggito dall’Etiopia dopo i gravi disordini post-elettorali del 2005, racconta come, dopo essere arrivato in Italia, abbia visto nel linguaggio visivo la possibilità di accorciare le distanze con chi parlava un’altra lingua. Non era venuto per fare il regista ma lo è diventato e oggi usa il suo talento nel tentativo di colmare il divario tra i migranti e il resto del paese.
Mohamed racconta il suo arrivo a Milano quando avvicinandosi ad un primo passante per chiedere informazioni disse “Excusez moi monsieur…” e si sentì rispondere “No, non compro niente grazie!”. Pensò di aver usato la lingua sbagliata e fece un secondo tentativo con un altro passante “Excuse me sir…”. “Ho già dato qualcosa prima al tuo amico qui sotto”, la risposta. Allora capì che come lui avrebbe potuto considerare ogni italiano un potenziale mafioso per gli italiani gli africani sono tutti “Vu cumpra’”.
I ragazzi ridacchiano, Dagmawi e Mohamed li incantano, il primo, rispondendo a una domanda sul titolo del film racconta ai ragazzi la storia del brano “Va’ pensiero” di Verdi, che nessun giovane in sala conosceva. Dopo alcune domande uno studente si rivolge a Mohamed e gli chiede come vede dal suo punto di vista di mediatore la cultura italiana. Ba risponde con tutta la sua grande capacità retorica e interpretativa, toccando con apparente semplicità e grande efficacia i punti fondamentali di questo argomento.
Il tempo purtroppo stringe e c’è tempo solo per altre 5/6 domande. Triulzi rinnova l’invito a partecipare attivamente con commenti, suggerimenti, osservazioni sul blog e sulla pagina fb, ricordando che questa era la prima proiezione per le scuole con un gruppo così eterogeneo e numeroso, perciò Todi sarà banco di prova e riferimento per le esperienze future.
Dopo i saluti i ragazzi, che di solito scappano verso l’uscita appena capiscono di essere liberi di andare, restano, un nutrito gruppo si mette in fila per stringere la mano e dire grazie a Dagmawi e Mohamed, i più timidi approfittano dell’intimità per rivolgere le domande bloccate dalla paura del pubblico. Si realizza appieno lo scambio di cui ha parlato Ba, quel dare-avere reciproco che ci deve essere tra tutti gli umani. La migrazione è un fenomeno naturale ed inarrestabile, non bisogna combatterla ma tirarne fuori quanto di meglio si può avere per tutti. Lo scambio è arricchimento, sempre.
Gli ospiti vanno a pranzo alla mensa della “Cittadella Agraria” e qui si assiste alla magia più grande. All’incontro avevano partecipato soltanto due classi dell’istituto ma i ragazzi sono tornati a scuola affascinati ed hanno raccontato quello che hanno vissuto ai loro compagni, così sono scesi in cortile, hanno invitato Dagmawi e Mohamed a parlare ancora un po’ con loro per rivolgergli qualche altra domanda e farli conoscere anche a chi non era a teatro. Mentre Ba parla con i ragazzi il cerchio si fa sempre più grande, dal convitto scendono altri studenti e si uniscono ai primi. Al termine della conversazione un saluto emozionato e l’invito a tornare a Todi per un nuovo incontro.
Da ieri per quei ragazzi lo straniero, il migrante, ha un volto, un nome e una storia umana. Non è più un un numero e una macro-categoria distante e distaccata di cui aver paura, da considerare nemica.
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