Si può emergere dal trauma in modi molto differenti: Va’ Pensiero è una lezione umana, che può cambiare il nostro sguardo quando incrociamo destini così radicalmente feriti.
Dagmawi Yimer ha il tocco del terapeuta vero, del guaritore iniziato, e la sua videocamera è strumento di cura, che invita a riaffacciarsi alla vita, a sussurrare quando si ritrovano le parole, a gridare le ingiustizie di una storia che ferisce…
Poteva essere un film che muoveva allo sdegno, allo schieramento, che interrogava le nostre parti ferite e faceva arrossire le nostre prepotenze. Ma l’odio genera odio, la violenza chiama alla risposta violenta.
Invece la scena centrale del film è un matrimonio, il matrimonio di Chiara e di Ahmed. Questo non è un film di vendetta e di odio, ma – sorprendentemente – è un film d’amore.
Dalle altre culture – e quelle africane ne sono maestre – ci arriva una straordinaria lezione di umanità, poiché sanno vedere e dialogare con l’invisibile, poiché portano sulle loro spalle tutti i loro antenati, i nonni che li consigliano e li accompagnano, i baobab su cui siedono le divinità familiari, i silenzi parlanti della natura e insieme tutti i semi delle generazioni a venire. Siamo su questa terra e in questa vita come anelli di continuità, e chi rompe o interrompe il fluire della vita è così contro l’ordine della vita da rimanere non comprensibile. Non ricucibile.
Allora bisogna svolgere il lavoro dentro di noi, ritessere la trama prima del nostro corpo ferito a morte, poi della memoria e dei ricordi, poi del presente, in una esemplare lezione di amore. Perché l’amore è tremendo: è quella forza attrattiva che fa sì che noi conteniamo dentro di noi anche le parti più confliggenti e nemiche, per non scaricarle più sul nostro fratello e sul nostro aggressore, per lasciare il mondo un poco più in ordine di come lo abbiamo trovato.
2 commenti a Giulia Valerio, Quando la videocamera è strumento di cura
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..grande Giulia che da fiato alle nostre emozioni e veste le parole.
Grande Dag che vi prende per mano lungo il filo che di dipana nelle profondità
parole sagge (o saggie? non saprò mai cavarmela con questi trucchetti della lingua italiana).
La parola che rimane inespressa è “perdono”. Saper perdonare, sapersi perdonare, sapersi far perdonare.
notte
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